Fiori sulle tombe dei Caduti luciesi
Furono davvero poche le
famiglie dei Caduti che nel cimitero di S. Lucia del Mela, all’indomani del
primo conflitto mondiale, trovarono conforto nella preghiera davanti alla tomba
del proprio caro. Se si eccettua chi si spense tra gli affetti dei parenti in
lagrime - è il caso del caporale Francesco Zullo, vittima dei gas
asfissianti impiegati nei combattimenti del Trentino, deceduto a 21 anni per
malattia a S. Lucia del Mela nel 1920 - la gran parte dei circa cento luciesi
caduti per la Patria trovò sepoltura lontano da casa. L’ultima loro dimora è
spesso contraddistinta da una fredda cifra. Come il 1.287, il numero della tomba in cui al Sacrario del Grappa è
sepolto Felice Mancuso, soldato del 59° reggimento fanteria, classe
1897, deceduto il giorno di S. Silvestro del 1917 proprio sul Monte Grappa per
ferite riportate in combattimento.
Pochi ebbero la fortuna di piangere a
casa le spoglie dei propri cari. Grazie ai contributi ministeriali concessi a
partire dal 1922, cui la stampa nazionale diede ampio risalto, parenti dei
Caduti ed amministratori comunali si attivarono prontamente per il trasporto
delle salme sino al cimitero luciese. Il primo a giungere a destinazione fu il
sergente Mario Sergi, del 36° reggimento artiglieria da campagna. Classe
1891, morì il 18 settembre 1916 nella Conca di Plezzo per ferite riportate in
combattimento. Una deliberazione della giunta comunale,
adottata sul finire del 1923, prevedeva l'impinguamento di un capitolo del
bilancio di previsione per le «onoranze [da rendere] alla salma del Sergente
Mario Sergi, caduto sul campo dell'Onore». La salma, «la prima sacra spoglia di
un caduto», venne trasportata dal cimitero di Cervignano del Friuli (Ud) sino
alla stazione San Filippo Archi, dove giunse il 6 novembre 1923, per poi essere
condotta al cimitero luciese. La spesa complessiva sostenuta dal Comune di S.
Lucia del Mela per il trasporto, la cerimonia e la «costruzione di un posto
distinto al cimitero», ammontò a lire
1.332,60. Oggi Mario Sergi riposa accanto alle spoglie di un altro sergente
luciese, Felice Cocuzza del 13° reggimento artiglieria da campagna,
anch’egli nato nel 1891 e morto il 4 ottobre 1918, colpito da «morbo crudele»
in Albania, presso Valona: nell’iscrizione sepolcrale si legge che cadde come
gli eroi, «senza un bacio si sua madre». La tomba del sergente Cocuzza è
impreziosita da un elegante busto bronzeo realizzato presso la fonderia
artistica Laganà di Napoli da Giuseppe Sutera, lo stesso autore del Monumento
ai Caduti di piazza Milite Ignoto. La salma del Cocuzza giunse alla stazione
ferroviaria di Archi alla fine dell’agosto 1926, appena due anni dopo l’arrivo,
nella medesima stazione, dei resti del soldato Felice Calderone del 9°
reggimento artiglieria di campagna: morì ad appena vent’anni il 27 agosto 1917,
in seguito a ferite riportate in combattimento. Oggi riposa accanto alle
spoglie del sergente Cocuzza, peraltro a pochi metri da un’altra tomba, quella
del bersagliere Pasquale Calderone (classe 1895), eretta «in memoria»
nel febbraio 1918 dai genitori addolorati per la perdita del figlio morto il 19
marzo 1916 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
Pochi furono dunque i parenti
che ebbero il privilegio di portare un fiore sulla tomba del proprio caro senza
percorrere distanze proibitive. Confortati dalla vicinanza furono i genitori di
Pasquale Calderone, classe 1898, del 34° reggimento artiglieria di
campagna, deceduto a S. Lucia per malattia il 12 febbraio 1919.
Non sappiamo quale esito ebbero
le istanze presentate da altri familiari al fine di ottenere il trasporto delle
spoglie del proprio caro sino a casa, ad eccezione della pratica del soldato Santi
Diecisole, morto nel gennaio 1917, la cui salma riposa oggi nel cimitero di
Pace del Mela, sino al 1926 frazione del Comune di S. Lucia del Mela. Incerto
l’esito delle pratiche, avviate nel luglio 1922, per il trasporto delle salme
dei soldati Alberto Artuni, Filippo Famà, Filippo Impalà e
Tommaso Bruniatti, del sottotenente di complemento Antonio Manicastri
e del caporale Francesco Amante, il cui fratello tenente Giuseppe
scrisse persino dalla Libia, dov’era in servizio presso Bengasi, pur di
ottenere il riavvicinamento del proprio fratello, morto nel luglio 1916 sul
fronte trentino, ove gli garantirono comunque «degna sepoltura».
Manca ad oggi una ricognizione
delle salme dei Caduti luciesi presenti nei vari sacrari dislocati per
l’Italia. Unico indizio un preziosissimo elenco, recentemente rinvenuto
nell’Archivio Storico comunale di c.da Annunziata e qui riportato
integralmente, dove vengono indicate le sepolture di 35 Caduti, alcune
verisimilmente provvisorie: è il caso di quella del soldato del 280° reggimento
fanteria Giuseppe Minuti fu Antonino, seppellito nel parco
dell’ottocentesca Villa Papadopoli di Vittorio Veneto.
Chi non ottenne il
riavvicinamento del proprio caro ebbe comunque modo di consolarsi con
l’iscrizione del relativo nominativo nel monumento di piazza Milite Ignoto.
Durante il fascismo, inoltre, per iniziativa del podestà luciese le foto di
alcuni Caduti furono raccolte in un album ancor oggi esposto nel palazzo
Municipale. Il 16 agosto 1928, con delibera podestarile, via Cimitero venne
ribattezzata Viale della Rimembranza, ove sarebbe stato piantumato un numero di
alberi corrispondente a quello dei Caduti. Non mancarono inoltre le medaglie ed
i diplomi che qualche discendente custodisce ancor oggi religiosamente. E’ il
caso dell’attestato rilasciato alla memoria di Giuseppe Alibrando, soldato del 223° reggimento fanteria, nato nel 1896 e
morto il 3 giugno 1916 sull’altipiano di Asiago per ferite riportate in
combattimento. Ebbe invece miglior sorte suo fratello Antonino, cui nel 1970 fu
conferita l’onorificenza di cavaliere di Vittorio Veneto.
Santo Bonanno (1892-1915), medaglia
di bronzo al V. M.
Infine, è doveroso ricordare
i decorati luciesi della Grande Guerra. In particolare, Domenico e Santo
Bonanno, rispettivamente, medaglia d’argento e di bronzo al valor militare,
morti, per ferite riportate in combattimento, il primo sull’altipiano di
Bainsizza il 18 Settembre 1917 ed il secondo, che a S. Lucia esercitava il
mestiere di calzolaio, sul Pizzo di Timau presso Paluzza (Ud) il 5 luglio 1915. Di entrambi, nati nel 1892, allo stato
attuale delle ricerche non si conosce l’ubicazione delle sepolture. Non
tornò vivo dal fronte anche un terzo militare, Felice Genovese, soldato del reggimento fanteria, matricola n.
37.517, decorato con medaglia di bronzo con questa motivazione:
«nell’attraversare con la propria squadra, per recarsi in linea, un tratto
battuto violentemente dall’artiglieria nemica, cadeva, colpito a morte, mentre
dava bell’esempio di calma e coraggio - Passo Pramosio, 5 luglio 1915».
Partecipazione di medaglia di bronzo al
valore militare
al
soldato BONANNO SANTI
di S. Lucia del Mela
Ho
l’onore di partecipare alla V. S. che in questo Ufficio Comunale è pervenuta
una medaglia di bronzo al valor militare con preghiera di consegnarla alla
famiglia del soldato Bonanno Santi morto da prode il 19 luglio u. s.
Il
brevetto sarà consegnato appena perverrà a quest’ufficio.
Si
attesta tutta l’ammirazione che conobbero il povero Bonanno, e chi il suo
Reggimento è fiero di averlo avuto nelle sue file.
La
riconoscenza della Patria valga ad alleviare il dolore della disgrazia
subita, questa medaglia orgoglio di ogni famiglia, ricorda perennemente che
Bonanno è stato un eroe e che il suo nome figura a lettere d’oro fra quelli
che contribuiscono alla maggior gloria d’Italia.
Il
Maggiore Comand.te del Deposito
f.to PALESTINO
Il Sindaco ff.
f.to BONANNO PAOLO
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Tomba del Caduto Felice Calderone
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